lunedì 21 marzo 2011

Istante Cagata : un approccio filosofico

Il momento della defecatio è da sempre parte integrante dell'antroposofia umana: un atto quotidiano e ripetitivo che pure riveste estrema importanza per la sua ritualità con i significanti che essa stessa comporta , un trattato , seppur minimo , che ne scandagli  e ne chiarifichi l'episteme è quantomeno attuale e necessario .
Se è vero che la cagata , ontica per sua natura  , ha di certo una valenza prettamente fenomenica  ,  l'atto del cagare  è invece  Rito antropologico : tutti noi occidentali (in questa sede tralasceremo il mondo orientale ed esotico) sistemiamo i pantaloni , ci accucciamo sulla tazza  , aprimo forse il nostro fumetto o il nostro libro preferito e sganciamo alcune scorreggie di avvertimento : ecco che l'estraneazione si fa corpo , l'atto diventa assenza , viviamo una separazione mistica dal presente e ci concentriamo sull'escremento-atto (che nell'etimo è cio' che si separa)  per toglierici dal quotidiano in un approccio verosimilmente  di perdita dell 'Hic et Nunc : nell'istante della scesa stonzatoria siamo liberi poichè totalmente privi di doveri e di tempo : fatto unico , forse compenetrato e vicino all'orgasmo (confronta  beata Ludovica Albertoni).
Se nell'istantaneità proviamo dunque orgasmo e assenza ,nel" subito dopo" siamo riportati alla realtà da schizzi di acqua che bagnano il culo , schizzi , il più delle volte sollevati  dalla caduta dirompente dello stonzo , un trauma , una sensazione di schifo , che paradossalmente ci mette terrore più che il gesto stesso della fuoriuscita (poichè praticato nell'assenza) , il culo bagnato di piscio e acquone marrone  ci conduce al termine del tunnel e ci riporta alla crudezza del fenomeno : ci dobbiamo pulire il culo (ecco prepotente il quotidiano in una accezione  vessatoria), dobbiamo riporre le nostre letture , strappare la cartaigienica e predisporla in maniera efficiente a che residui di merda non ci sporchino le mani : l'assenza di assenza ci conduce al dovere , a poco servono le scorreggie di assestamento post defecatio : fuori il mondo ci attende con la sua tirannia.
E' dunque  palese come si configuri  un elemento nel cagare di "Tempo" (nell'accezione stoica , e non del Tempo Kronos) : una baldanzosa istanteria ed istantaneità che fanno della cagata una SOSPENSIONE del reale.

Diarrea , colite  ,emorroidi : il tempo infinito nel dolore eterno

Se una sana defecatio , come detto , è mistica quotidiana  , rito , sospensione del reale , una cagata di tipo diarroico con sprazzi  colitici  o emorroidali  hanno un effetto opposto.
L'elemento DOLORE  , infatti , collassa la linea degli accadimenti : una seduta di diarrea seppure travolgente nel senso del tempo ci sembra  infinita : qui il gioco è nelle mani dell'assenza di piacere : i crampi dovuti a bicchierate di latte gelido o a vino ingerito in quantità industriali fanno sussultare il nostro colon , con squarci di iper - vita : ecco che giungono prepotenti i ricordi della cattiva alimentazione ,del freddo , del mascarpone avariato  ; ecco i propositi di dieta bilanciata a base di riso , le promesse di astemia forzata  - siamo nelle mani di un desiderio di Condotta - altra , siamo nelle regole siamo - ancora e  più decisamente nel REALE , i dolori tipo martora partoriente ci ricordano che siamo fragili , momentanei , anche le letture (tanto amate in condizioni "normali") si fanno impossibili , leggiamo male e sempre la stessa riga (l'elemento preghiera , con la sua ripetizione si fa vivido) , apriamo l'acqua del bidet per deamplificare il tuono sconnesso che ci esce dal culo (lontananza uditiva come assenza di dolore);
il post diarrea è  - se possibile  - ancora peggiore.

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